LA FETTUNTA

La fettunta: antica come l’Albegna” è solito sentenziare Alberano (classe 1912), poeta e contadino, uno dei primi straordinari personaggi a gratificarmi con la sua amicizia e le sue storie incredibili quando, tanti anni fa, decido di trasferirmi in Maremma.

Parole lapidarie ma di una saggezza indiscutibile, perché il misterioso fiume che nasce quasi alle pendici dell’Amiata e attraversa tanta parte di Maremma meridionale per sfociare alle Saline di Orbetello, con il Pane, l’Olio, e (non posso proprio fare a meno di aggiungerlo) il Vino sono i protagonisti della storia del territorio e compagni di viaggio dell’Umanità che lo vive da sempre.

E’ noto che in Toscana la coltivazione dell’olivo si diffonde già da prima del VII secolo A.C., in particolare nella Maremma Meridionale e nelle aree costiere. L’olio viene già da allora usato per condire gli alimenti, ma anche impiegato per preparare salse e pure le olive hanno presso gli Etruschi un posto importante come cibo che garantisce un notevole apporto proteico.  

E a tanta produzione di “oro verde” nell’ Etruria meridionale si associa anche una diffusa coltivazione di cereali, in particolare di grano soprattutto, con rese che per i tempi sono eccezionali nel rapporto tra seminato e raccolto.

La dedizione agricola degli Etruschi alla pratica agricola è documentata da tanti attrezzi di lavoro rinvenuti tra i resti delle antiche città o nei santuari, come Ghiaccio Forte, dove vengono offerti modellini degli stessi in bronzo come doni votivi, e contenitori per le derrate alimentari.

Va da sé che da tanto speciale grano i nostri industriosi progenitori ne ricavino un Pane che solo a “mentovarlo” (direbbe Alberano) “parmi di coglierne la fragranza”.

E ora che abbiamo messo sulla tavola del lucumone un Olio, magari da un Olivo “Leccio del Corno” La Maliosa Caletra dal gusto intenso di erba, di mela, di carciofo (non di pomodoro perché arriverà quasi 2000 anni dopo dalle Americhe), e  una sorta di pane cotto al forno con impasti a base di farro, e un bel contorno di legumi, come ceci, lenticchie e fave….e abbondanti porzioni d’aglio non ci resta altro da dire (sempre secondo Alberano) che “abbiamo fatto… scopa!” nel senso che mi par di vederlo, l’Etrusco, a tavola o disteso sul triclinio, che “unta” generosamente con l’olio la “fetta” di focaccia lucida di aglio, magari impataccandosi ben bene la tunica e tirandosi dietro gli improperi di Thania, tostissima consorte….ma è subito pace suggellata da un cratere colmo di ottimo “Procanico di Monte Cavallo” La Maliosa UNI, che anche noi alziamo alla salute (e alla memoria) di Alberano, compagno in questo viaggio nell’ Etruria di un tempo… ma se la cerchi anche di oggi.

E per finire in poesia, un’ottava nello stile dei Poeti Estemporanei, arte in cui l’ineffabile Alberano è pure maestro

“Bruschetta” a Napoli, a Roma “Cappone”

“Fedda Ruscia” in Calabria, e su in Piemonte

diventa “Soma d’ aj”…ogni regione

che sia di mare, lago, colle o monte

ha un suo modo e sua tradizione:

fette di pane abbrustolite e “onte”

con olio nuovo, sale e poi in aggiunta

lucida d’aglio…e pronta è la FETTUNTA.

di Fabio Antonelli

Pubblica un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

certificazioni@2x
premi@2x