Cos’è l’artigianato del vino?

Non son mai stato bravo nello scrivere ma un buon esercizio lo devo sicuramente al mio insegnante e curatore di tesi, Prof. Carlo. Ricordo che mi lasciava ‘costruire’ lo sviluppo del pensiero e la frase relativa seguendomi con una mimica di apparente condivisione. Poi, ad un certo momento, si faceva più scuro in volto e, dopo aver pronunciato un “ma”, iniziava una analitica e puntuale ‘rivisitazione’ del testo che, quasi sempre, si concludeva con una versione totalmente nuova. Ogni parola soppesata e poi la punteggiatura…insomma io crescevo ed accanto ai valori scientifici, imparavo ad usare meglio la penna.

Ho poi continuato questo esercizio per quattro decenni nel campo della ricerca scientifica e l’utilizzo più appropriato  del mio vocabolario è migliorato, ma mai abbastanza.

Da quando frequento il mondo del vino, soprattutto quello che afferisce ad alcune identificazioni (biologico, biodinamico, naturale, artigiano..) sono abbastanza confuso e talvolta anche perplesso per la distanza tra quanto enunciato e le realtà. Mi sembra che spesso, i termini, siano utilizzati più per “suonare le trombe” che per una reale corrispondenza nei fatti. Non è certo mio intento inoltrarmi in queste simpatiche e stravaganti compagnie che ascolto sempre volentieri. Vorrei invece, forgiato dal mio passato, volgere al vero significato dei termini utilizzabili per caratterizzarci. Nel campo agricolo e della biologia applicata, penso che sia sempre importante e necessario raccontare le verità e  spiegare compiutamente il perché di alcune scelte.

Ad esempio la Maliosa si è data una dimensione per il vigneto di circa otto ettari e riteniamo che questa sia nella logica di chi fa veramente artigianato del vino.FullSizeRender (2)
Siamo convinti che per un produttore, il patrimonio più importante sia il terreno del suo vigneto ed occorre quindi impegnarsi per la sua miglior gestione anche attraverso l’eliminazione totale degli interventi con trattrici meccaniche, responsabili di un consistente degrado dei terreni.  La scelta potrebbe allora ricadere  sulla sola trazione animale, cavalli ed asini, ed il lavoro manuale.  Ad evitare possibili fraintesi ritengo che la trazione animale sia una scelta paziente, impegnativa e responsabile  ovvero la miglior soluzione per preservare la fertilità dei terreni ed ottenere anche il massimo dei vantaggi (rapporto uomo/animale, ritmi di lavoro, il silenzio e non da ultimo la qualità dell’uva).

Per riassumere, l’artigianato del vino:
– richiede solida professionalità, per studi, esperienza, passaggio generazionale o acquisizione della competenza necessaria in azienda. Non ci si può improvvisare o percorrere strade fantasiose prive di consistenza tecnica;
– si impegna in una gestione del vigneto in armonia con il clima e le disponibilità del luogo (idriche, nutrizionali, terreno, variabilità biologica), con le problematiche e con le collaborazioni naturali (sostanza organica, batteri, lieviti, funghi) al fine di ottenere il miglior risultato nel vigneto;
– considera la vendemmia il momento più critico e fondamentale per raccogliere grappoli che in cantina avranno la loro naturale trasformazione fino all’allevamento del vino;
– valorizza il lavoro dell’uomo e dell’animale rispetto alla meccanizzazione;

Preparazione al lavoro cavallo da tiro
– considera il rispetto dei luoghi e degli ambienti agricoli, la loro bellezza e salubrità come obiettivi fondamentali  e da perseguire con impegno costante.

Volendo riassumere …la Maliosa è sicuramente luogo di bellezza, salubrità , bontà dei luoghi, dei prodotti e di un artigianato impegnato.

Dopo la svinatura

LORENZO CORINO

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