La Maliosa, il luogo della quiete

Albero autunnale della FAttoria La Maliosa

Sono arrivato nella Maremma collinare la sera del 9 dicembre a tarda ora di un anno fa. Ricordo la strada tortuosa sotto il buio potente, le continue masse boschive e l’incontro fortuito con l’istrice, (non l’avevo mai vista prima). Alla Maliosa salii il giorno dopo e la grande luce aprì spazi fino al mare dell’Argentario, uno spettacolo dal Montecavallo.

Mi venne a mente il Sereni nella sua descrizione del paesaggio agrario italiano e come erano diverse le mie colline delle Langhe, tappezzate di vigne quasi ovunque. Anche la quiete che vi trovai fu fatale insieme a cerri maestosi; pensai a Alex Shigo con “Tu devi toccare un albero e sentirlo”. Mi venne a mente subito anche Matteck con la statica degli alberi.

Albero autunnale della FAttoria La Maliosa

Alla Maliosa ho fatto conoscenza con la vite selvatica (Vitis Vinifera Sylvestris), con l’arbusto spinoso marruca e con le impronte di alcuni animali selvatici del bosco.

Ho osservato vigneti ed uliveti in ‘costruzione’ pacatamente inseriti in un contesto di uliveti adulti, boschi e seminativi e la vigna più vecchia con almeno cinquant’anni.

l'amaranto e il melograno

Nel ritornare a più riprese, constatavo quanto difficile fosse raccogliere frutti da questaterra mista a sassi di ogni dimensione e storia geologica, un caotico. Ma le imperdibili e continue fioriture spontanee nel podere, sulle stradine e su quelle più grandi è stata una fonte di emozioni, e continuavo a fotografare fiori ovunque. Ho anche pensato al mio passato di ricercatore e docente, al mio presente di produttore e consulente: un’armonia cosi delicata non mi era ancora capitato di osservarla.

Pensavo dove corre l’insegnamento, quanto sia cambiato nel fare agricoltura , quanto siamo diventati aggressivi sul terreno, sulle piante, sull’ambiente, su noi che viviamo nell’ambiente agricolo, sui consumatori … Ho ripensato ai principi della biodinamica che la Maliosa persegue da anni con profitto: nei terreni ho trovato la dimostrazione più evidente.

Mano che raccoglie grappolo d'uva

Ritengo che la prima azione che dobbiamo esercitare sia quella educativa: costruire più cultura, spiegare i valori fondamentali, le risorse ed i mezzi per conseguire i prodotti della terra che hanno una forza importante nei valori ambientali come salubrità, decoro e bellezza .
Ho provato a capire il Procanico, l’Ansonica il Ciliegiolo, mentre più famigliari erano i Sangiovesi; la vendemmia è stata facile e tra poco sarà il vino a raccontarci .

Non ho scelto La Maliosa, è stato un incontro veramente fortuito, forse doveva succedere; vorrei poter dimostrare che il vigneto ed il vino sono una ‘preziosità’ nella terra di maremma collinare e che il loro buon governo è una necessità fondamentale. Ripartendo dai vitigni storici, dalla sistemazione delle vigne e loro cura, dal ricercare le armonie di architettura agraria più vicine al ‘naturalmente’ già presente.

Lorenzo Corino
Responsabile del progetto vitivinicolo e della biodinamica a La Maliosa

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